Quando ha inventato l’olografia, Dennis Gabor, premio Nobel per la fisica nel 1971, non si aspettava certo che ci sarebbero stati tutti questi sviluppi. Per lui la tecnica doveva consentire di realizzare immagini tridimensionali per riprodurre personaggi, ambienti e i diversi elementi della realtà in modo fedele. Un’illusione ottica, un esperienza unica senza nemmeno dover indossare un visore speciale.
Oggigiorno, invece, gli ologrammi sono sfruttati in diversi ambiti e progetti. Si va dal mondo dell’intrattenimento, con ologrammi utilizzati nei film, nei video e per i più svariati giochi elettronici (avventure di guerra, tornei di texas holdem), fino alla creazione di eventi musicali, come quello proposto dal cantante Ermal Meta, che in occasione del lancio del suo singolo è diventato un ologramma che cantava dentro degli olobox allestiti alle Stazione di Napoli Centrale, Milano Centrale e Roma Termini.
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L’esercito cambia alleati
La tecnologia innovativa, che ha un valore estremo per via dell’effetto di immersione e coinvolgimento che suscita, non sta però cambiando solo il mondo dell’intrattenimento e del tempo libero, ma anche settori decisamente più rilevanti nella vita della società, come ad esempio la politica, con alcuni candidati che l’hanno utilizzata per i loro comizi in Francia.
Uno dei settori in cui l’olografia può dare un sostegno fondamentale è quello militare, nel senso della definizione di mappe, che diventano essenziali in terni di strategia militare. Un’azienda americana ha creato 13mila mappe olografiche in 3D delle zone di battaglia per l’esercito, il che consente ai soldati di avere un’idea a 360 gradi del territorio e di allenarsi in preparazione di attacchi reali.
Queste mappe, peraltro, possono rivelarsi uno strumento fondamentale anche nel caso si debba procedere a una evacuazione di massa oppure a dei salvataggi in condizioni di emergenza, dal momento che rappresentano i luoghi ritratti nei minimi dettagli, mostrando punti di accesso come se fossero davvero davanti ai nostri occhi.
Per i giochi sviluppi imprevedibili
Anche nel settore dei giochi virtuali, poi, gli ologrammi potrebbero fare la differenza. Basta considerare l’interesse suscitato da strumenti come l’Oculus Rift per rendersene conto. Questo “giocattolo” consente di coprire completamente il campo visivo di chi lo indossa e di fargli vivere un’esperienza virtuale a 360 gradi e ha conquistato milioni di appassionati.
Adesso il settore si sta impegnando a capire se gli ologrammi potrebbero condurre al passo successivo, quello in cui il giocatore si trova davvero all’interno dell’ambiente in cui si sviluppa la sfida, perché protagonisti, luoghi e paesaggi si “materializzano” intorno a lui in forma di ologrammi.
In America ci sono ricercatori che lavorano alacremente su questo obiettivo, alcuni brevetti sono stati registrati, ma si tratta di un processo complesso da elaborare, anche perché si deve tenere conto di come funziona lo sguardo umano.
Medicina, sicurezza, raccolta dati sono altri orizzonti
Questa tecnologia, poi, può avere utilizzi in una serie di altri ambiti, dalla conservazione dei dati, visto che si possono creare ologrammi che potrebbero diventare delle forme di raccolta di un numero infinito di informazioni e dati, fino alla medicina. L’olografia, infatti, potrebbe rivoluzionare le cure, fornendo agli specialisti la visualizzazione precisa di un paziente nella fase di preparazione di un intervento o di una terapia.
Gli ologrammi, inoltre, vengono già sfruttati per proteggere contro frodi e contraffazioni: il piccolo rettangolo argentato sulla carta di credito è un ologramma che trasmette dati, difficile da creare per i truffatori. Anche sulle banconote si stanno sperimentando degli ologrammi di sicurezza, mentre alcuni produttori di vino in Sudafrica stanno utilizzando ologrammi sulle etichette dei loro prodotti più pregiati per garantire agli acquirenti che stanno davvero bevendo ciò per cui hanno pagato.
Lo smartworking è la prossima tappa
Infine, gli ologrammi potrebbero diventare la nuova formula per una comunicazione sicura ma anche più umana. Come? Microsoft ha appena svelato, durante la conferenza Ignite 2021, una nuova piattaforma chiamata Mesh, che riproduce i partecipanti di una conversazione come fossero degli ologrammi. La tecnologia è già disponibile per HoloLens 2, i visori di realtà mista di Microsoft, e a breve sarà messa in funzione su altri dispositivi di realtà virtuale così come su smartphone iOS e Android, tablet e computer.
Un modo per far sentire davvero vicine le persone che interagiscono on line, magari sparse in diversi continenti del mondo. E che in futuro potrebbe persino cambiare il modo di dedicarsi alla didattica a distanza, diventata tanto comune durante la pandemia, ma che ha ancora strada da fare per sostituire davvero la formula dell’insegnamento in presenza e lo smartworking.
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